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The Insult: impressioni e commenti sul film rivelazione di Venezia 74

The Insult, la sinossi

Siamo a Beirut, ai giorni nostri, e la capitale del Libano, pur vivendo una fase di rinascita, rimane ancora intrappolata nelle memorie di una lunga, dolorosa e mai veramente conclusa guerra civile. The InsultIn questo contesto, il capo mastro di un’impresa di costruzioni, di etnia palestinese, si trova a vivere un piccolo contrasto mentre lavora in un quartiere a maggioranza cristiana con un residente.

Ne scaturisce un diverbio che porta all’insulto del titolo. Una vicenda privata che piano piano, per motivi che vanno oltre la diatriba tra i due, inizia a crescere e montare tanto da arrivare a diventare un caso molto più grande di chi lo ha iniziato.

The Insult, le nostre impressioni

The Insult è stato il primo colpo di fulmine di quest’edizione di Venezia 74. Un film che prendendo spunto da un fatto che sembra di scarsa rilevanza, ci fa assistere ad un escalation che porta a ridefinire i confini della stessa discussione. All’inizio ci sembra un film molto più intimo, che ci porta a dare uno sguardo su un mondo di relazioni interpersonali complesso e reso più difficile da una convivenza forzata, ma che poi si trasforma in una disamina sociale delle masse, dell’influenza del passato sul nostro modo di vivere, di quel perdurare di rancori, per motivi personali e perché alimentati da scaltri politici che li sfruttano a fini elettorali, che trasformano la società in una costante polveriera.

The InsultIl film emoziona perché se in un primo momento dà una chiara fotografia di quello che è il medio oriente, con tutta la sua ramifica complessità e con tutte le tragedie che hanno segnato e segnano profondamente animo e vita di ogni uomo e donna che calcano quelle terre, alla fine, riusciamo ad allargare il campo e capire che quello che stiamo guardando è molto più universale e rappresenta le difficoltà che ogni persona incontra mentre naviga nella sua vita.

Si tratta di una storia che parla di punti di vista ristretti e deformati ma che, però, riusciamo a capire e la narrazione ci aiuta ad empatizzare con tutti i protagonisti, con ogni parte, perché, come tutti sappiamo ma spesso dimentichiamo, non esistono ragioni e torti assoluti, non esistono bene e male così netti e distinti e il film ci porta a radicare dentro di noi ancor più questo concetto.

La realizzazione tecnica, oltretutto, è di ottima fattura, con un montaggio e una fluidità visiva che mantengono un ritmo gradevole per tutta la visione, nonostante alcuni passaggi siano, per forza di cose più statici. Lo spettatore rimane in tensione per l’evolversi della storia per tutto il tempo e il finale, assolutamente non scontato, ha un grande impatto sul pubblico.

The Insult

valutazione globale - 8.5

8.5

rivelazione

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The Insult, curiosità dalla conferenza stampa

Durante la conferenza stampa di The Insult abbiamo appreso su questo regista e cast, non troppo noti, molti dettagli e informazioni interessanti. Innanzitutto il cast è effettivamente connesso alla storia che vediamo sullo schermo, perché i due attori protagonisti sono uno che ha vissuto nello stesso quartiere cristiano di Beirut nel quale la storia è ambientata, l’altro è effettivamente palestinese.

The InsultDi quest’ultimo è stato curioso anche il casting: il regista voleva un attore palestinese e, parole sue, non aveva tantissima scelta; venuto a conoscenza di questo attore (Kamel El Basha) che però non aveva mai preso parte a film professionali, cercò di contattarlo, ma con mille difficoltà. Alla fine il casting venne fatto via Skype con il regista a Beirut e l’attore a Gerusalemme, mentre quest’ultimo non capiva per quale motivo al regista non fosse sufficiente leggere il suo curriculum.

Molti attori e parte dello staff tecnico (e di scrittura) del film erano su due lati opposti della barricata durante la guerra civile, con parenti impegnati a combattere veramente da entrambe le parti. Oltretutto regista e sceneggiatrice erano sposati ma ora hanno divorziato; la parte curiosa della storia è che il film lo hanno scritto nello stesso periodo in cui stavano divorziando.

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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