Il 30 novembre sono approdati su Netflix i 6 episodi che compongono una delle pochissime serie italiane nella libreria del colosso americano, ovvero Baby. Se alla regia troviamo i già esperti Andrea De Sica e Anna Negri, gli sceneggiatori sono i giovani del collettivo GRAMS*, primo esperimento di writers’ room tutto all’italiana, composto da giovanissimi scrittori tra i 20 e i 25 anni. Un’eccessiva dose di leggerezza nel trattare un tema così delicato come la prostituzione minorile, una sceneggiatura che non convince sebbene la struttura di base interessante rendono Baby un prodotto che non rimane impresso, se non per ciò che non funziona.
Baby: la trama
Chiara (Benedetta Porcaroli) è una giovane ragazza proveniente dal quartiere “in” dei Parioli che frequenta il prestigioso Istituto Collodi insieme all’amica Camilla (Chabeli Sastre Gonzales) e Fabio (Brando Pacitto). Dietro alla patina scintillante di una vita perfetta e rispettabile, i giovani protagonisti si ritrovano a voler disperatamente scappare, evadere dalla realtà, rifugiandosi nell’amicizia con la ragazza meno amata della scuola, Ludovica (Alice Pagani), nel fascino del “quartaiolo” Damiano (Riccardo Mandolini) o nel ben più pericoloso mondo della prostituzione di alto bordo, tra vizio e sfruttamento.
Baby: le nostre impressioni
Le aspettative per un prodotto “raro” quanto una serie italiana su Netflix non possono che essere medio-alte visto che la libreria della piattaforma streaming ne è alquanto sprovvista. Un font accattivante nella sigla iniziale, molto Refn, molto alla Girls, una colonna sonora che ben contestualizza l’ambiente falso e luccicante dei Parioli non bastano però a reggere tutta l’impalcatura di Baby, una storia torbida, in origine ancor più, trattata con una leggerezza eccessiva e a tratti disarmante. Tutte le possibilità insite nella trama di base, fatte di denuncia sociale di un fenomeno deplorevole, scadono in un teen drama alla Elite, in cui si rappresentano ragazzini viziati mai soddisfatti della loro vita e giovani meno abbienti alla ricerca di una vita migliore.
La trama vera e propria di Baby appare soffocata dall’eccessiva rilevanza data a temi che sono comuni a ogni realtà adolescenziale, fatta di bullismo, invidia, violenza, eccesso, evasione. Dopo una lunghissima tranche di episodi, 3 su 6, forse troppo tardi, emerge la vera trama di Baby, che si fa minacciosa a tratti, in cui le due spensierate e tormentate protagoniste vengono attratte proprio al centro della tela del ragno: ormai entrate nel mondo della prostituzione senza nemmeno essersene rese conto, Ludovica e Chiara faranno ciò che possano per scappare, ma è davvero possibile redimersi e tornare ad una vita così noiosa ma rassicurante come quella da cui provengono?
Quando nel 2015 scoppiò il caso delle baby squillo parioline, venuto alla luce proprio grazie a due ragazze appartenenti a quel mondo, quello sembrava essere un caso isolato o comunque circoscritto si rivelò essere un fenomeno incredibilmente ben più ampio. In Baby tuttavia, sembra che il caso si limiti a coinvolgere solo pochissimi, senza denunciarlo davvero, senza rappresentare la vera natura dell’uomo, poiché il confine tra il bene e il male è decisamente vago nella realtà, al contrario di come viene rappresentato nello show, dove l’antagonista Saverio è rappresentato come l’ambigua caricatura di un cattivo da fumetto.
Questa mancanza nella caratterizzazione dei personaggi è palpabile in ognuno di essi: tutti vengono bollati da un’etichetta, meccanismo tipico dell’adolescenza (in particolare di quella “dorata” dei ceti alti), ma che non viene giustificata con excursus nella vita dei protagonisti, rendendo queste categorizzazioni ancor più infantili e inutili.
Il colpo finale viene dato da una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, eccessivamente infantile, stereotipata e che non colpisce, nonostante la contestualizzazione convincente del mondo pariolino e della scuola, accompagnato da una colonna sonora al passo coi tempi e una fotografia di impatto, dai colori decisi ma allo stesso tempo freddi.
Baby
Valutazione globale - 4.5
4.5
Eccessivamente leggero
Baby: un giudizio in sintesi
Baby è un prodotto che è rimasto schiacciato dalle aspettative, con una struttura di base accattivante ma che pecca di estrema leggerezza nel trattare un tema molto delicato. Una caratterizzazione pressoché assente, una sceneggiatura “immatura” e una recitazione che non brilla non rendono giustizia a una storia che meriterebbe di essere raccontata con una focalizzazione ben più mirata e curata.
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