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Last man in Aleppo

Middle East Now: recensione di Last Man in Aleppo

A Firenze è già tempo di Middle East Now, rassegna di cinema e cultura mediorientali ospitata dal cinema Teatro della Compagnia. Nella serata inaugurale una sala gremita oltre l’effettiva disponibilità dei posti a sedere attende la proiezione del documentario Last Man in Aleppo del regista siriano Firas Fayyad, in collaborazione col regista danese Steen Johannessen, vincitore del gran premio della giuria al Sundance Film Festival 2017.

L’orrore quotidiano della guerra in Last Man in Aleppo

Last man in AleppoDato lo scenario del documentario, girato nella città siriana di Aleppo teatro, come tutta la Siria, di una terribile guerra civile alimentata anche dall’intervento di numerosi stati esteri, ci si aspetta che l’impatto con le scene girate da Fayyad, presente in sala, e dal suo cameraman, sia decisamente forte. E così è infatti, la barbarie della guerra è disvelata nel suo orrore quotidiano e prende corpo in immagini terribili di i bambini poco più che neonati estratti dalle macerie, alcuni vivi e sanguinolenti, altri cadaveri, seguite ai bombardamenti che di continuo si accaniscono sulla popolazione civile di Aleppo, da un gruppo autogestito di soccorritori locali, praticamente tutti strappati ad altre professioni dalle drammatiche esigenze che la guerra ha messo in campo, conosciuti come white helmets (caschi bianchi). La macchina da presa segue infatti le operazioni di soccorso e i brandelli di esistenza strappati alla guerra di Khaled Mamoud e di Subhi, due operatori dei caschi bianchi, in uno stato di emergenza continuo nel quale qualcosa di letale può accadere in qualunque momento, come l’arrivo improvviso di un aereo russo che potrebbe sganciare bombe sugli abitati o sui raggruppamenti di civili e spazzare via case e vite umane. Ma Fayyad, per sua stessa ammissione nel lungo e interessante dibattito che si è sviluppato alla fine della proiezione, vuole parlare della vita più che della morte e mettere a fuoco ciò che di umano accomuna chi vive in aree tranquille del mondo, e chi vede la propria vita a rischio costante e deve sopportare sofferenze indicibili come la morte di un congiunto. Vuole restituire le vicende di un padre in costante ansia per la sorte delle figlie piccole che si tormenta tra il desiderio di andarsene da quel paese devastato e la voglia viceversa di non lasciare la terra in cui è nato e vissuto, e quelle di un fratello maggiore che affronta l’ansia e il senso di colpa di far partecipare alle azioni di salvataggio il fratello minore, esponendolo così ad un rischio enorme.

Un film che riesce ad entrare nel quotidiano dei personaggi

Last man in AleppoCiò che spicca dalla visione dei questo documentario è come si riesca ad entrare facilmente nel quotidiano dei personaggi, seppure la distanza che ci separa da loro sarebbe di per sé incolmabile. E’ questo il grande merito di Last Man in Aleppo, che consente anche più di una risata e vari momenti teneri e quotidiani, come genitori e figli che giocano insieme in un piccolo parco giochi o l’acquisto di alcuni pesci da allevare in una fontana per procurarsi cibo in caso di assedio, subito prima o subito dopo che la morte, gli edifici sventrati, le colonne di fuoco delle bombe che cadono sulla città ci richiamino alla realtà di quella guerra. E ciò accade con un profondo senso di dignità che permette di non eccedere mai nella rappresentazione dei particolari macabri o della risposta emotiva dei personaggi.

Niente retorica né spettacolarizzazione

Le scene di pianto, di stanchezza, disperazione sono tutte attentamente misurate per lasciare fuori la retorica o la spettacolarizzazione. Basta infatti solo l’immagine e qualche scarna parola a far sentire la potenza della realtà che sta arrivando allo spettatore, e che viene usata da Fayyadi come un’arma contro la guerra e contro i bombardamenti di civili operati dai russi, che denuncia nella discussione seguita al film.

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Valutazione globale - 8

8

Imprescindibile

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About Tommaso Perissi

Scopre la magia del cinema d'autore verso la fine degli anni 90 grazie ad una videoteca vicino alla stazione di santa maria novella che offre titoli ancora in vhs...poi frequenta saltuariamente vari cineforum in giro per la città

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