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Emerald City: recensione del pilot della serie con Vincent D’Onofrio

Non si può chiedere troppo a questo Emerald City. Biogna pur sempre ricordarsi che parliamo di televisione generalista americana, con tutti i suoi limiti e regole, quindi non ci si può certo aspettare Game of Thrones. La visione di questi primi due episodi, da sia segnali negativi sia positivi, se li si prende con il giusto spirito.

Emerald City, cosa non convince

emerald cityLa prima nota negativa è sicuramente la scrittura, che si trova a doversi confrontare con situazioni e mitologie complesse e che spesso e volentieri le risolve in maniera facile facile, adatta ad essere fruita un po’ da tutti. Uno dei concetti base della tv generalista americana, infatti, è il non dover impegnare troppo il cervello dello spettatore (ci sono eccezioni, poche, per carità) e quindi non si può certo pretendere un livello di introspezione profondo, però la gestione poteva essere curata meglio.

Ci sono dei passaggi in cui viene dato troppo per scontato lo svolgimento, senza giustificazione, mentre in altri il tutto viene lasciato lì complesso che tanto prima o poi si capirà. Sono conscio che sto mettendo in rilievo nella stessa visione due concetti opposti, ma credo manchi proprio la via di mezzo, ossia la gestione della complessità in modo scorrevole ed elegante.

emerald citySicuramente imputabili ad una scrittura rabberciata, invece, sono i dialoghi decisamente insapore.

Una cosa invece mi ha lasciato particolarmente deluso: mi aspettavo da Tarsem una resa maggiormente immaginifica e ammaliante degli scenari di Oz, invece, a parte qualche veduta dall’alto, nemmeno particolarmente emozionante, il tutto mi sembra rendere a livello medio, senza infamia e senza lode. Certo, i budget televisivi sono quello che sono, però uno come Tarsem può far meglio pure con budget del genere e non limitarsi ad abbigliare in modo eccentrico le Streghe dei diversi punti cardinali.

Emerald City, cosa invece va bene

Ma come dicevo sopra, non è assolutamente tutto da buttare. La serie ha comunque una mitologia complessa ed ha un racconto di fondo che, pur essendo stato narrato più volte, è piacevole da seguire. Bisogna solo mettersi in pace il cuore e non aspettarsi troppo, se non un racconto fantasy che diverte e intrattiene e che si può guardare avendone il tempo (se seguite altre 20 serie TV, invece, questa potete anche lasciarla perdere).

emerald cityRimane un bel vedere a livello di recitazione, nonostante un personaggio un po’ troppo caricato e un po’ troppo somigliante a Wilson Fisk, Vincent D’Onofrio che ha i suoi momenti migliori quando si confronta con Joely Richardson, la strega del Nord che infatti è una delle poche persone del cast (D’Onofrio a parte) ad avere esperienze un minimo significative.

Il ruolo di Dorothy, invece, affidato ad un’acerba Adria Arjona mi sembra un po’ un salto nel buio.

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Emerald City

Valutazione globale

Un passatempo facile

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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