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Ore 15:17 – Attacco al treno: la recensione dell’ultimo film di Clint Eastwood

Clint Eastwood torna al cinema con Ore 15:17 – Attacco al treno, adattamento dell’autobiografia dei tre giovani americani Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos che nell’agosto del 2015 sventarono un attacco terroristico di matrice islamica sul treno diretto da Amsterdam a Parigi.

Ore 15: 17 – Attacco al treno: la sinossi

Il pomeriggio del 21 agosto del 2015 un giovane terrorista islamico, Ayoub El-Khazzani, attacco al trenosale sul Thalys 9364 in viaggio verso Parigi. Porta con sé svariate armi ed è pronto a compiere un massacro. Sulla stessa carrozza viaggino anche tre valorosi americani in vacanza: A. Sadler, S. Stone e A. Skarlatos. Amici di lunghissima data, due dei quali membri dell’esercito in licenza, i tre mettono a repentaglio la loro vita e disarmano il terrorista. I concitati attimi dell’attacco al treno diventano così il pretesto per ripercorrere le tappe più significative della vita dei tre eroi, dai tempi dell’infanzia fino al momento della verità.

Ore 15: 17 – Attacco al treno: le nostre impressioni

Dopo Sully, Clint Eastwood torna a raccontarci un fatto di cronaca, ma stavolta affidando la recitazione ai veri protagonisti che interpretano loro stessi. Non sono chiare le ragioni di
una scelta simile, se non l’opinabile necessità di tributare le dovute lodi a Sadler, Stone e Skarlatos. Che sono e rimangono tre eroi attacco al trenoquotidiani, già ampiamente noti e giustamente celebrati, ma che nulla hanno a che fare con la recitazione. Una trama già esile avrebbe forse beneficiato della presenza di attori professionisti, in grado di suscitare quantomeno l’ombra di un’emozione nel climax dell’attacco sventato. Invece nulla: la pellicola si trascina stancamente fino alla fine, senza mai emozionare, coinvolgere o stupire.

Nella prima parte del film il regista si concentra sul percorso di crescita dei protagonisti e sui loro problemi scolastici, tra la passione per le armi ed una “diversità” amara da accettare. Nella seconda, invece, ripercorre le tappe che portano Stone e Skarlatos all’arruolamento nell’esercito, tra difficoltà, fallimenti ed inevitabili (ma fin troppo prevedibili) riscatti. Il tutto, amalgamato da una costante e fastidiosa retorica tipica di certa società statunitense impregnata di un patriottismo manicheo, che trova conferma di sé stessa e della propria missione in continui ed altrettanto ingenui riferimenti al buon Dio.

La trama, come detto, non offre assolutamente nulla per redimere il malcapitato spettatore, quasi costretto a subire settanta minuti di vuoto cinematografico: sceneggiatura, fotografia e recitazione sono tutti assenti ingiustificati. Discorso a parte va fatto per il doppiaggio, attacco al trenostupefacente, ma in negativo, soprattutto per quanto riguarda il piccolo Sadler, che ha un tono da adolescente assolutamente dissonante con l’età del ragazzo. Non serve a nulla nemmeno il ricorso al montaggio alternato che pare richiamare D. W. Griffith, alternando i (pochissimi ed iper-concentrati) momenti della tentata strage sul treno con le (moltissime, vacue e prolisse) scene legate all’infanzia dei protagonisti e del loro viaggio in Europa. Disarmante, del resto, è proprio la parte dedicata al tour nel Vecchio Continente. Una serie di sequenze che lasciano basiti a causa di dialoghi di una superficialità quasi offensiva, e che, ci auguriamo, abbiano come unico scopo quello di mostrare le bellezze di Roma, Venezia ed Amsterdam, continuamente immortalate dagli irritanti selfie di Sadler.

Se c’è qualcosa che proprio non può essere rimproverata a Eastwood, quella è la coerenza. Da sostenitore (con qualche riserva) di Trump, da uomo innamorato dal proprio paese e da artista ormai affermato che può permettersi il lusso di dire più o meno tutto ciò che desidera, il vecchio Clint prosegue la propria traiettoria incentrata sul patriottismo americano, prima da attore e adesso da regista. Il punto è che, in questo caso, l’operazione rischia più volte di sfociare nella propaganda politica, e per di più delle più ingenue, retrive e superficiali.

Ore 15:17 - Attacco al treno

valutazione globale - 4.5

4.5

Un "vero" fiasco

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Ore 15: 17 – Attacco al treno: giudizio in sintesi

Con Ore 15:17 – Attacco al treno, Clint Eastwood torna ad offrirci un’altra declinazione di
patriottismo statunitense. Basato sulla vera storia della strage sventata nel 2015 da tre ragazzi americani, che riuscirono a neutralizzare un terrorista deciso a compiere una strage sul treno Amsterdam – Parigi, il film si attacco al trenoconcentra sull’infanzia e sull’amicizia dei tre eroi quotidiani, nonché sul loro viaggio in giro per l’Europa prima di salire sul treno nel quale divennero eroi. Purtroppo il film non offre mai uno spunto vagamente interessante, e rischia di annoiare, o, peggio, di irritare gli spettatori, continuamente esposti alla retorica realmente “armata”, ma ingenua, di Eastwood.

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About Vito Piazza

Tutto inizia con Jurassic Park, e il sogno di un bambino di voler "fare i film", senza sapere nemmeno cosa significasse. Col tempo la passione diventa patologica, colpa prevalentemente di Kubrick, Lynch, Haneke, Von Trier e decine di altri. E con la consapevolezza incrollabile che, come diceva il maestro: "Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato".

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