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Oriente Express

Assassinio sull’Orient Express: la recensione del film di Kenneth Branagh

Kenneth Branagh, assiduo realizzatore di adattamenti cinematografici, con Assassinio sull’Orient Express aveva creato non poche aspettative nel suo pubblico, divenuto ansioso di vedere come un concentrato di talenti (tra attori e regista) di quel tipo era in grado di portare sul grande schermo un classico di Agatha Christie.

Assassinio sull’Orient Express: la sinossi

Così come nel giallo di Agatha Christie, la vicenda narrata ruota attorno ad un gruppo di passeggeri Orient Expressdel lussuoso Orient Express che da Istanbul si dirige verso Calais. Il quieto viaggio però viene bruscamente turbato da un misterioso omicidio, sul quale l’ispettore Hercule Poirot, passeggero anch’esso del treno, è chiamato a far luce. Le indagini avranno luogo mentre il treno si trova fermo tra le nevi della Jugoslavia e diventeranno sempre più accurate e complesse in seguito alla scoperta della vera identità della vittima.

Assassinio sull’Orient Express: le nostre impressioni

Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh risulta essere uno di quei casi in cui il trailer crea un’immagine completamente diversa da quella effettivamente proposta dal film. Sinceramente, non erano molto alte le aspettative, tenendo a mente un trailer pieno di scritte al neon e con un accompagnamento musicale firmato dagli Imagine Dragons. Eppure, per fortuna, il film si discosta completamente da ciò che i primi estratti avevano fatto intendere.

Orient Express

Kenneth Branagh dimostra nuovamente di essere un abile interprete di testi letterari che riesce a portare sul grande schermo con attenzione e originalità. Mancando purtroppo di familiarità con il testo originale il mio paragone manca anche di riferimenti più precisi, ma ho apprezzato il fatto che il film si presenti senza troppe pretese. Il timore che fosse stata realizzata una versione pesantemente in stile postmoderno aveva nutrito certe aspettative negative che fortunatamente sono state disattese.

Di certo Kenneth Branagh non poteva farsi sfuggire l’occasione di interpretare un personaggio brillante e singolare come quello di Hercule Poirot, sul quale a tratti sembra maggiormente concentrarsi l’attenzione a scapito di altri personaggi, soprattutto per la sua eccentrica, benché discreta, spigliatezza. E’ infatti su di lui che si concentrano sia l’inizio sia la fine del film, la quale preannuncia la realizzazione del sequel. Tuttavia la scelta di talentuosi attori del calibro di Michelle Pfeiffer, Judi Dench, Johnny Depp, Penelope Cruz, Derek Jacobi e Willem Dafoe permette di non lasciare in Orient Expressombra gli altri protagonisti del giallo. Tutti sono perfettamente calati nei loro ruoli che a tratti rievocano personaggi interpretati da loro più o meno di recente: una figura regale la Dench, un gangster Johnny Depp, una missionaria molto religiosa Penelope Cruz (si ricordi il suo personaggio di Tutto su mia madre)…

Accompagnate da una musica classica più conciliante e di meno impatto rispetto a Believer presente nel trailer, le riprese spesso ricercate conferiscono un tocco di originalità ad una storia a molti nota, senza lasciar naufragare l’adattamento cinematografico nel limbo della verosimiglianza iperrealista di difficile apprezzamento. Piani sequenza, personaggi inquadrati attraverso vetri che sdoppiano l’immagine, plongées che offrono una visione dall’alto della scena del crimine risultano dunque essere conformi al modo in cui Poirot interpreta gli indizi che colleziona, il quale cerca di mantenere una visione d’insieme ma tenendo in conto dell’ambiguità delle dichiarazioni dei sospetti.

(Attenzione allo spoiler!) Probabilmente quello che si perde è il senso di claustrofobia che gli scompartimenti del treno creano inevitabilmente così come la monotonia del lungo viaggio, ma credo che entrambi le scelte possano essere giustificate dall’intento di Branagh di concentrarsi principalmente sulla vicenda dell’omicidio e sui moventi che hanno spinto i personaggi a compierlo collettivamente. L’iniziale visione di Poirot è piuttosto drastica: una cosa è giusta o sbagliata, un uomo è innocente o colpevole non esiste una via di mezzo. Orient ExpressMa è proprio grazie alle indagini su questo efferato omicidio che Poirot è costretto a rivalutare la natura dei sentimenti umani, davanti ai quali non sempre le categorie di giusto e sbagliato, innocente e colpevole possono essere attribuite senza problemi e ripensamenti. Mi sembra che l’intento di Branagh fosse di soffermarsi su questa evoluzione del protagonista e sulle ragioni di ciascun personaggio, cui sono dedicati più o meno ampi flashback volti a far luce sul loro comune trauma passato. Dove si colloca la vera giustizia? Forse proprio nell’umanità difettosa e vendicativa di ciascuno dei passeggeri, davanti a cui lo stesso Poirot decide di fare un passo indietro.

Assassinio sull'Orient Express

valutazione globale - 7.5

7.5

un adattamento cauto e ben fatto

User Rating: 3.78 ( 2 votes)

Assassinio sull’Orient Express: un giudizio in sintesi

Assassinio sull’Orient Express è un film curato e senza troppe pretese, con apprezzabili caratteristiche estetiche di tutto rispetto e un cast all’altezza dei ruoli. Certo, il libro offrirà sicuramente un’esperienza non paragonabile, ma non si può dire che Kenneth Branagh non si difenda bene. Il film rende omaggio ad una delle storie più conosciute tra quelle firmate da Agatha Christie, senza stravolgerla con eccessi fastidiosi o poco coerenti.

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