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Alien: Covenant – scheda, trailer e recensione del film di Ridley Scott

  • scheda e trailer 
  •  recensione 

DATA USCITA: 11 maggio 2017
GENERE: Fantascienza
REGIA: Ridley Scott
ATTORI: Michael Fassbender, Katherine Waterston, James Franco, Noomi Rapace, Guy Pearce, Carmen Ejogo, Billy Crudup, Danny McBride, Demian Bichir, Jussie Smollett, Amy Seimetz, Uli Latukefu, Andrew Crawford, Nathaniel Dean
NAZIONALITÁ: Stati Uniti
DURATA: 121′
DISTRIBUITO DA: 20th Century Fox

Trama: La Crew della Covenant, atterrata su un remoto pianeta lontano nella galassia, si troverà di fronte a quello che sembra essere un pianeta inesplorato, anche se ben presto rivelerà un posto oscuro e pericoloso. L’unico abitante è il “sintetico” David, sopravvissuto della fallimentare spedizione Prometheus. Quando scopriranno infatti che in quel luogo si cela una minaccia più grande della loro stessa immaginazione, tenteranno disperatamente di scappare.

Terzo film della serie Alien diretto da Ridley Scott, Alien: Covenant è il sequel di Prometheus (2012) a sua volta prequel di Alien (1979). Ci sono stati altri film con protagonisti gli xenomorfi, le terribili creature aliene disegnate dal’artista Hans Rudolf Giger, ma nessuno firmato Scott.

La trama di Alien: Covenant

La navicella Covenant ospita un equipaggio di 6 “coppie” di esperti del argonauti, 2000 coloni volontari in stato di sonno-criogenico e centinaia di embrioni congelati, che andranno a creare una nuova colonia sul pianeta designato. Quando un’esplosione stellare danneggia l’astronave, l’umanoide Walter – Michael Fassbender (copia di David 8, in Prometheus) risveglia prematuramente l’equipaggio per far fronte all’emergenza. A 7 anni di distanza dalla destinazione finale: Origae-6, l’equipaggio si troverà nell’orbita di un pianeta all’apparenza ospitale dove la colonia potrebbe svilupparsi e, richiamati da segnali sonori localizzati sul pianeta, una pattuglia guidata dal maggiore Daniels (Katherine Waterston) decide di scendere in perlustrazione per valutarne la vivibilità.

Il pianeta disabitato risulterà essere quello dove la Dottoressa Shaw, unica superstite della missione Prometheus si incagliò decenni prima e i cui gli abitanti-ingegneri furono vittima del progetto di distruzione degli Alien. Scampati al pericolo delle aggressioni degli alieni, solo 2 membri dell’equipaggio riescono a far ripartire l’astronave fuori dall’orbita del pianeta infestato. E alla fine, si porteranno nuovamente dietro il virus della distruzione?

Chi sono i veri Alieni?

Se in Prometheus la domanda era posta sulla creazione dell’uomo e sulla ricerca di risposte umane, in Alien: Covenant la domanda è posta dagli umanoidi su “chi è il vero Alieno?”: il colonizzatore o il colonizzante? Il genere umano con le sue invidie e piccolezze è un parassita che ha diritto di colonizzare un nuovo pianeta, o serve solo come carne da macello per una specie superiore? Non si pone la domanda l’umanoide Walter – privato dell’inconscio – ma il suo sosia, modello precedente David 8 che ha pronta la risposta e, isolato sul pianeta, ha deciso lo sterminio del genere umano. Un essere sintetico, David 8, sviluppa un essere virale che ucciderà il futuro dell’umanità… «Il mio nome è Ozymandias, – recita la poesia di Shelley “re di tutti i re. Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!»

Ma più pericoloso dell’uomo che volle farsi Re, solo l’uomo (o l’umanoide) che volle farsi Dio.

Scenari angusti e regia horror

Sulla scia di Prometheus, il film costato 100milioni di dollari è tecnicamente ben fatto. Ridley Scott ha sviluppato una maestria nel creare un senso della suspense in ambienti claustrofobici e ripetitivi delle navi spaziali con inquadrature distorte che rendono le geometrie futuriste più dinamiche. Gli esterni sono ambientati nella piovosa Nuova Zelanda, in grotte buie e umide di rocce scure, sono tetri e angusti. La stessa pellicola, rispetto a un luminosissimo Alien del 1979 e al desaturato Prometheus del 2012 risulta tetra e a tratti confusa.

Le scene degli attacchi degli xenomorfi sono estremamente virulente e splatter. Meno scene di esplosioni e incendi rispetto a Prometheus a “vantaggio” di un cospicuo spargimento di sangue. Gli eccessi del film si riconoscono anche nei richiami al mito del super-uomo e alla mitologia nazista, come la fortezza del popolo degli “ingegneri”, ispirata ai quadri del pittore svizzero Arnold Böcklin, le cui opere erano molto amate da Adolf Hitler ed esposte nella cancelleria del Reich. Il concetto di pulizia etnica, la divisa dell’umanoide David, e l’ossessione per le musiche di Wagner, per gli scrittori romantici rendono questo film più un horror che un film di fantascienza.

Alien: Covenant: il giudizio finale

E’ pur vero che ho amato il primo Alien e rischio di sembrare nostalgica, ma se già Prometheus non mi aveva convinta, questo Alien – Covenant presenta ancora più lacune e incomprensioni. Per seguire la trama di questo ennesimo Alien occorre necessariamente andarsi a ripassare i primi due, ricercarne i nessi e le conseguenze. E pur tuttavia la trama non regge. Il cast è scarso, e le scene sono troppo esagerate: l’umanoide Walter-buono che si scontra con il suo sosia cattivo (espediente già visto in Terminator 2) in uno specchio delle parti alla Beckett tra autocoscienza e sottomissione, e con richiami gratuitamente omosessuali. Un equipaggio improbabile composto da coppie miste che nei momenti di azione sono prese da eccessi di pathos romantici e occhi umidi (?!). Infine, la ripetitività ossessiva di alcuni schemi come l’escalation di quiete, risveglio, dramma e fuga disperata, il mostro in agguato, l’umanoide che si ribella al suo creatore, l’alieno che esce dalle pance come parti… Insomma caro Scott, un film ritrito.

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Valutazione globale

Visivamente eccessivo e povero di contenuti

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