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Narcos: i 5 punti di forza della terza stagione della serie Netflix

Dal 1° settembre Netflix ha rilasciato la terza stagione di Narcos nel proprio catalogo e i malati del bingewatching non hanno perso tempo a spararsi tutti e 10 gli episodi nel primo weekend. Tra questi c’era anche chi, alla vigilia, vedeva con sospetto la nuova stagione in quanto priva del protagonista delle prime due: Pablo Escobar. Ma a tutto c’è un rimedio, e morto un padrino se ne fa un altro. O meglio, altri 4.

Ma andiamo a vedere, in breve, quali sono stati per noi di Intrattenimento.eu i 5 punti di forza che hanno caratterizzato la terza stagione di Narcos.

1 – La coralità

NarcosNon più solo un personaggio a cui dare la caccia ma bensì 4. Si tratta dei vertici a capo del Cartello di Cali, il cui potere cresce in maniera esponenziale immediatamente dopo la morte di Pablo Escobar. Sono i due fratelli Gilberto Rodríguez Orejuela e Miguel Rodríguez Orejuela, Pacho Errera (che per la prima volta apre al mondo dell’omosessualità bandita tra i malavitosi) e Chepe Santacruz Londono di stanza a New York. Narcos diventa così una serie che acquista una maggiore coralità rispetto alle prime due stagioni dove l’obiettivo principale era catturare Pablo Escobar ed estirpare il cartello di Medellin da lui creato. La terza stagione, invece, scava più in profondità nella rete di traffici illeciti, portandoci dentro la realtà criminale del cartello di droga più potente al mondo degli anni ’90.

2 – Imprevedibilità

Passati i primi due episodi che trasmettono un effetto un po’ straniante – come se ci trovassimo di fronte ad un’altra serie – la terza stagione di Narcos ci mette poco ad ingranare la marcia. Una delle note positive che hanno fatto ulteriormente alzare il livello di questa serie è la sua totale imprevedibilità, vuoi perché la storia del Cartello di Cali è meno famosa di quella di Escobar, vuoi perché gli autori hanno imbastito una serie di episodi capaci di tenere il telespettatore con il fiato sospeso fino all’ultimo. Narcos gioca la carta dell’imprevedibilità, concedendo raramente punti di riferimento.

3 – Più equilibrio nella narrazione di Narcos

La nuova stagione di Narcos offre un maggiore equilibrio a livello di narrazione. Le scene di azione (sparatorie, inseguimenti, ecc.) si amalgamano meglio a quelle più riflessive, dove i padrini del Cartello di Cali si ritrovano per decidere le mosse da intraprendere, scene fondamentali per entrare all’interno della psicologia di questi terribili e spietati personaggi capaci di gesti efferati, tanto da far considerare Escobar quasi come un dilettante.

4 – Jorge Salcedo

NarcosPartito in sordina nei primi episodi, il personaggio di Jorge Salcedo, a capo della sicurezza del Cartello di Cali, acquista un peso di rilievo con l’avanzare della storia, tanto da diventare una figura fondamentale per la DEA per arrivare alla cattura di Miguel Rodríguez. Jorge Salcedo comincia a mal tollerare tutte le aberrazioni compiute dal Cartello decidendo di mettere al sicuro sé e la sua famiglia. Uno squarcio di umanità in mezzo ad omicidi, squartamenti, torture e sangue. Sì, Jorge Salcedo (il vero Jorge è stato consulente degli autori) è il personaggio rivelazione di questa stagione.

5 – Javier Pena

Archiviato il biondo Steve Murphy, finalmente l’agente Pena assume un ruolo di primo piano nella DEA per contrastare il proliferare dei narcotrafficanti nell’America del Sud. La sua è una missione-ossessione che continua a perseguire anche nella terza stagione. Ricordiamo che Pena, pur di arrivare a Escobar, si è alleato in passato con gruppi ribelli discutibili come i Los Pepes e anche in questa stagione non si risparmia nel rispondere per le rime ai suoi superiori. Pedro Pascal, l’attore che lo interpreta, è bravo al suo personaggio ulteriore spessore di fronte ad una maggior minutaggio concessogli.

Narcos tornerà nell’autunno del 2018 con la quarta stagione. Sarà un’altra storia, un’altra caccia, un’altra missione.

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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